5 febbraio lezione on line di filosofia antica
Resilienza sta diventando un termine usato spesso in questi giorni. Esso indica la proprietà dei materiali di resistere agli urti senza spezzarsi, e – per estensione – la capacità di resistere e di reagire alle difficoltà, avversità, eventi negativi. Probabilmente di fronte al potere invasivo e pervasivo del virus che sta mettendo a dura prova la vita degli uomini e non avendo ancora trovato una strategia efficace per neutralizzarlo, la scelta più saggia è quella di parare i colpi grazie alle limitazioni delle nostre libertà di movimento, di relazioni a cui ci sottoponiamo, nella speranza che il virus, pur piegandoci, non ci spezzi.
Devono accadere eventi devastanti per indurre l’uomo a riflettere sul suo rapporto con la Natura – intesa qui nella sua accezione filosofica di ordine necessario, di destino – e sul potere che esercita su di Essa attraverso la tecnica. Quando nel confronto egli si rende conto che il suo potere non è onnipotente, la scelta più intelligente dovrebbe essere quella di fare un passo indietro per riportare la sua capacità d’intervento nei canoni dell’ordine naturale.
La parola d’ordine, allora, dovrebbe essere quella di sopportare (sùbstine) ciò che sta accadendo – nella speranza che rimaniamo solo piegati e non spezzati -, e astenersi (àbstine) da quei comportamenti tracotanti che sovvertono l’ordine naturale.
Sùbstine et àbstine è il motto che racchiude l’essenza dell’etica stoica, una delle più importanti correnti filosofiche dell’età antica. Al di là del diverso modo d’intendere ed applicare questi consigli tra i vari esponenti di questa scuola, sembrerebbe che “sopporta ed astieniti” sia un’indicazione per deboli e tesa a mortificare la volontà di potenza dell’homo technologicus del nostro tempo. Eppure questo modo di guardare il Mondo ed affrontare la vita fu scelto dall’uomo più potente del suo tempo, l’imperatore romano del II secolo Marco Aurelio, uno dei massimi rappresentanti della filosofia stoica. Seguiremo attraverso i suoi Ricordi la sua visione del mondo e i consigli per vivere in esso.
“ […] è possibile, in qualunque momento lo desideri, ritirarti in te stesso; perché un uomo non può ritirarsi in un luogo più quieto o indisturbato della propria anima, soprattutto chi ha, dentro, principi tali che gli basta affondarvi lo sguardo per raggiungere subito il pieno benessere: e per benessere non intendo altro che il giusto ordine interiore. Quindi concediti continuamente questo ritiro e rinnova te stesso […]” (Marco Aurelio, Ricordi, libro IV)
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2 Comments
…certo amici, se il Prof. Michele De Pasquale voleva “solleticare” la nostra curiosità e portarci a rispolverare la passione per questa materia, c’è riuscito in pieno ! E non poteva essere così, dato che questa passione, ovvero quella per la filosofia, vive in lui e non solo per il lavoro che fa.
Ebbene. Ciò detto, è difficile lasciare un commento sulle riflessioni che abbiamo ascoltato e condiviso in questi incontri (per me appena due) perché è come se si pretendesse di intraprendere un dialogo “complesso” con un bambino di tre anni, che ha appena appena iniziato ad elaborare certi pensieri e ancor più fatica fa ad esprimerli. Ma l’obiettivo che probabilmente “percorsifilosofici.it” si prefigge è stato raggiunto, perché la voglia di riprendere in mano i libri del liceo e dell’università per rileggere di filosofia a me è venuta.
Questa esperienza, che vorrei assolutamente continuare, mi ha fatto ricordare che la filosofia è alla base di tutte le scienze e le dottrine : quella matematica, quella giuridica, quella sociale ecc.
Le scuole di pensiero, le tesi, le posizioni che troviamo in ogni settore dello scibile umano, altro non sono, infatti, che percorsi argomentativi dell’intelletto, che hanno alla base un ragionamento e a volte un dogma da cui partire e sviluppare per arrivare ad un epilogo che è una scelta, una opzione, un’asserzione, un convincimento, insomma, un “modus”. E ragionando, come si dice in diritto, puoi dimostrare tutto e il contrario di tutto ! Questo è il bello e l’unicum dello sviluppo del ragionamento. Come si possa fare a leggere dell’ottimismo in un pensiero come quello tradizionalmente inteso pessimista, ovvero quello stoico, non è un mistero, è la forza del ragionamento. Perché, come insegna la scienza giuridica, quando c’è alla base un ragionamento (motivazione), a meno che questo non sia illogico, irrazionale ed incoerente, si può dimostrare tutto e il contrario di tutto e il provvedimento finale è sempre “legittimo”. Può sembrare paradossale ma io, andando oltre l’evidenza della posizione pessimista del pensiero stoico, per cui bisogna tener lontane le emozioni atteso che sono queste che ci rendono fragili, da incorreggibile ottimista che sono, ho scorto, tuttavia, anche in questa visione momenti significativi di pensiero “positivo”. La capacità di accettazione di ciò che ci accade non è rassegnazione ma è, piuttosto, un valore grande, come trovo pregna di senso democratico l’espressione per cui “nessuno può perdere ciò che non ha” …id est….siamo tutti uguali, almeno nei sogni e nelle legittime aspirazioni per il nostro futuro, che è sempre tutto da costruire. Certo, il box di partenza, diverso per ognuno di noi, può agevolarci o rendere il raggiungimento dei nostri obiettivi più difficile….ma mai impossibile. In fondo questo concetto è una esortazione a fare di più e meglio, a metterci impegno, purché ogni cosa la si faccia con l’energia positiva e leggera che mettiamo nel gioco, come nel pensiero di Moritz Schlich !!
Se non ho inteso male la precisazione finale del Prof. De Pasquale, anche il concetto d “destino” nel pensiero stoico, non è da leggere in senso negativo, ovvero ciò che è già precostituito. E questo mi rasserena e mi incuriosisce ancor di più. Grazie a Michele . Davvero di cuore. E alla prossima, spero presto !
Maria Difino
Maria dice che “la filosofia è alla base di tutte le scienze e le dottrine” evidenziando un concetto di filosofia che coincide col ragionamento (la capacità argomentativa dell’intelletto), una capacità “birichina” con cui alla maniera sofistica “puoi dimostrare tutto e il contrario di tutto“. La verità, quindi, è modellabile dalla nostra capacità persuasiva perché – sostiene sempre Maria – “come insegna la scienza giuridica, quando c’è alla base un ragionamento (motivazione) a meno che questo non sia illogico, irrazionale ed incoerente,si può dimostrare tutto e il contrario di tutto e il provvedimento finale è sempre “legittimo”. In tal modo il criterio della verità risiede nella corrispondenza tra il nostro intelletto e la realtà. Un intelletto, come specifica Maria, logico, razionale, coerente. Ma l’attività della nostra anima è riducibile e limitabile all’attività dell’intelletto? Non appartiene alla nostra anima anche ciò che definiamo irrazionale, illogico? E la verità, quindi, non ha nulla a che fare con queste dimensioni della nostra anima? Noi traduciamo con verità la parola greca aletheia che significa “svelamento”: la verità è una mera opera di corrispondenza tra realtà ed intelletto o ha a che fare con uno svelamento? Tendiamo ad assolutizzare il pensiero razionale, critico, analitico, sintetico, comparativo che è poi il pensiero del paradigma scientifico, ma l’attività spirituale della nostra anima è riducibile a questo pensiero? C’è una interessante pratica filosofica che coltiva questa dimensione: la contemplazione filosofica. Essa ci consente di abitare quello spazio della possibilità prima di ogni realizzazione, di abitare il vuoto che è la condizione del manifestarsi dell’essere, di abitare il pieno che è la somma di tutte le possibilità di fronte alle quali le realizzazioni sono sempre inferiori. In questa dimensione non hanno più senso parole come illogicità ed irrazionalità perchè si attinge ad un flusso dove bianco e nero non contrastano, alto e basso non sono distanti. Ciò che i filosofi chiamano coincidentia oppositorum, coincidenza degli opposti.