Sentiero Italia (variante): da Telese (41.21171, 14.53536) a Piani di Prata (41.14980, 14.60160)
Lunghezza del percorso km 18; guadagno/perdita in elevazione 1.050 / – 260 metri; quota massima: 901 metri, quota minima 48 metri.
Centri attraversati: Solopaca, Frasso Telesino
Pernotto e Cena: Antico Rifugio del Tasso (389 218 3104)
17 settembre. Oggi e domani dovrei camminare nel Parco del Taburno, diviso da quello del Matese dalla Valle Telesina e dal Partenio dalla Valle Caudina. Le previsioni meteo, consultate ieri, davano piogge forti ed intensa attività temporalesca nell’area. Infatti stamattina piove e si sentono tuoni a breve distanza.
Il tracciato del Sentiero Italia entra subito nel Parco con una salita ripida e lunga per raggiungere la vetta del monte Sant’Angelo. Gli ultimi km della tappa di oggi, poi, sono caratterizzati da una discesa molto ripida su un fondo sconnesso per la presenza di sassi. Sono luoghi sconosciuti per me che li percorro per la prima volta; c’è, inoltre, una forte attività temporalesca in corso con piogge abbondanti che sicuramente potrebbero rendere molto pericolosi alcuni pezzi di percorso (in particolare le discese ripide per il fiume d’acqua e i sassi). Mi convinco che è più prudente abbandonare il tracciato del Sentiero Italia e costruirmi un itinerario alternativo che proceda più a valle e soprattutto – per la presenza della pioggia forte – su strade asfaltate su cui le scarpe hanno più presa.
Definito il nuovo itinerario, parto dal lago di Telese con giubbotto e cappello antipioggia e mi dirigo verso Solopaca sotto una discreta pioggia. Ogni tanto ci sono degli scrosci molto violenti: se c’è qualcosa sotto cui ripararmi mi fermo aspettando che finisca, altrimenti continuo a camminare.
Solopaca è un delizioso centro. Sono colpito dalle decorazioni esterne originali della chiesa madre e del palazzo ducale. Incrocio sul corso principale un vecchio con un cane che fissandomi mi dice: “Brutto giorno, oggi, per camminare: è 17 e per giunta venerdì!”.
Per raggiungere Frasso Telesino scelgo di percorrere per alcuni km una striscia di terra asfaltata secondaria dove non incrocio anima viva. Continua a piovere forte. Tuoni e fulmini sono continui. Uno dei vantaggi nel camminare con la pioggia è la contentezza dei piedi che soffrono meno negli scarponi; un senso di levità per l’aria fresca e la mancanza del sole. E’ un procedere rigenerante: l’acqua che scorre sul corpo e i vestiti fa scivolare via l’inessenziale riportandoti ad una genuinità ed ingenuità originarie. Una sorta di battesimo naturale. Un km prima di entrare a Frasso spunta il sole che si fa sentire con quel caldo umido fastidioso. Ne approfitto per sedermi davanti ad un bar, al sole, così asciugo me e i panni che sono zuppi d’acqua. Il centro vanta un forte attaccamento al suo passato sannita e longobardo.
Di qui risalgo verso la montagna, per 8 km, lungo una stretta striscia di asfalto per raggiungere il rifugio, a circa 900 metri di altezza, dove passerò la notte. Ormai il tempo buono è tornato; il sole rischiara il paesaggio dopo la doccia che lo ha preceduto. Alle 13 ho raggiunto i Piani di Prata.
Il pomeriggio si scatena il putiferio. Il cielo diventa scuro; lampi e tuoni che sembrano esplosioni; un vento fortissimo che sbatte da una parte e l’altra vagonate di acqua. La grandine cade a pallettoni. Per fortuna sono al riparo nel Rifugio. Sono solo; il gestore se ne è andato e mi ha detto che sarebbe passato la sera per la cena. Internet non prende. Nessun servizio di telefonia. Per fortuna c’è ancora la corrente elettrica.