Tratturo Regio Castel di Sangro – Lucera: da San Marco La Catola (41.52763, 15.00542) a Motta Montecorvino (41.50739, 15.11284)
Lunghezza del percorso km 15; guadagno/perdita in elevazione 785 / – 620 metri; quota massima: 860 metri, quota minima 490 metri.
Pernotto: Hotel La Bicocca (327 675 5257) Cena: ristorante Bella Vista (340 266 2513)
21 ottobre. Sotto San Marco La Catola, il Tratturo , dov’era collocata l’antica taverna, attraversava il torrente e camminava verso sud, verso Monte S.Angelo, per poi risalire di nuovo verso il torrente, attraversarlo e dirigersi verso Volturara Appula; passava sotto il paese e puntava verso la Crocella di Motta e di qui arrivava a Motta Montecorvino. Dovrei camminare tra coltivi e sterrate anonime per rispettare il tracciato tratturale. Preferisco procedere più a nord camminando attraverso il bosco.
Uscito da San Marco La Catola seguendo la provinciale verso Carlantino, dopo 5 km entro nel bel bosco di Sant’Antonio che percorro per altri 5 km attraverso sentieri ombreggiati.
Il proposito è quello di arrivare alla Crocella di Motta per intercettare il Tratturo e seguirlo sino a Motta; ma un vento fortissimo che fa oscillare in modo preoccupante gli alti cerri mi convince ad uscire dal bosco e camminare allo scoperto sulla provinciale senza avere potenziali pericoli sulla mia testa. Così con un vento fortissimo che mi fa sbandare arrivo a Motta Montecorvino.
Il cammino sul Tratturo è un viaggio nella nostalgia della memoria. Un viaggio tra quei segni residuali che parlano di un mondo ormai scomparso ma che comunque appartiene alle nostre radici e che ha plasmato la nostra identità sociale. La fine della centralità delle pratiche pastorali a causa della diffusione dell’agricoltura meccanizzata; l’abbandono delle vie della lana che per lungo tempo avevano rappresentato uno degli elementi certi della economicità e sostenibilità della pastorizia transumante; la sempre più diffusa stabulazione degli animali sedentarizzati perchè funzionale alla industrializzazione del comparto alimentare e alla crescita della grande distribuzione con la conseguente piatta e generica omologazione dei prodotti caseari; la perdita di un orizzonte ambientale e di un sistema di relazioni uomo-animali basato sulla cooperazione e sul lavoro comune (bovini, ovini, equini, cani).
(precedente – tratturo 7 – continua)
” ‘Sei abituato a guardare lontano, Cola – gli sussurrò don Donato -. Sei sempre stato più pronto per gli altri che per te, chi lo nega ma adesso esageri’. ‘Non esagero – ribatté Cola -: la pastorizia è finita! Vengono tempi tristi per tutti quelli che sono nati nei paesi di montagna. Le case si chiuderanno!’. Parole lente, staccate, come per concludere. Il padrone non rispose. Continuano a camminare sul sentiero largo, che si addentra sempre più tra i faggi secolari. Il suono delle fisarmoniche giunge attutito. ‘La pastorizia è finita’. Ancora le stesse parole ed ora sembra che non ci sia da aggiungere altro. […] ‘Lo dovete capire – aggiunse Cola -. Per me poi quello che difendevo era tutto. E credete che non ci pensi ancora? Mi metterei a gridare’. Guardava più profondamente nel suo animo: una devozione primitiva, ingenua,tenace per il mondo nel quale era nato ed era vissuto, una struggente nostalgia per il tempo della sua prima giovinezza. ‘Farò il massaro – pensava -‘. […] ‘Don Donato – continuò Cola -, sta cambiando il mondo! La gente vivrà in una maniera diversa da oggi in avanti e su queste montagne, fra questi boschi non rimarrà nessuno. I lupi, i lupi soltanto’. ‘Ho capito, ho capito – rispose don Donato -. Benedette pure le macchine che ti hanno … impressionato, spaventato …’. ‘Le macchine – aggiunse Cola – sono una cosa terribile ma faranno finire la fatica. La macchina scaccia la pecora! il trattore cancella il tratturo! i coloni scacciano i pastori’.” (da F. Ciampitti, Il Tratturo)