Sentiero Italia: da Alfedena (41.73314 , 14.03082) a Castel San Vincenzo (41.65482, 14.05910)
Lunghezza del percorso km 23,5; guadagno/perdita in elevazione +870/ – 995 metri; quota massima 1.476 metri, quota minima 689 metri.
Pernotto e cena Alfedena: affittacamere La Pineta (339 702 3686); ristorante La Ruota (0864 87512); Pernotto e cena Castel San Vincenzo: B&B Al Colle (339 288 5527); ristorante Saporito (334 334 0017)
9 giugno. Quando cammino col mio zaino in spalla facendo 25-30 km al giorno, con ogni tempo – sole, pioggia, vento, caldo, freddo – , non mi sento un campione, ma un individuo normalissimo. E’ vero, potrebbe sembrare un atto di eroismo in una società dove si “cammina” soprattutto con le auto e i monopattini, ma non lo è perché dalla notte dei tempi l’uomo ha sempre camminato a piedi. Da quando le dita dei suoi piedi – non prensili – si sono adattate alla terra ed hanno aiutato i piedi a sostenere un corpo eretto rendendolo capace di camminare su due piedi e non con quattro zampe. La posizione eretta gli ha aperto tante possibilità che hanno favorito la sua evoluzione.
Oggi, invece, i piedi li usiamo principalmente per premere i pedali dell’auto con la quale trasportiamo un corpo che cammina sempre meno. E non solo lo sottraiamo alla sua funzione più propria – camminare -, ma lo sottoponiamo, anche, a trattamenti alimentari superflui e dannosi. Un popolo di sedentari che rimpingua innaturalmente i propri corpi. Ai danni prodotti da questi stili di vita, poi, si cerca di ovviare con palestre e farmaci.
Posta l’interdipendenza tra corpo e mente, esiste un nesso tra la condizione di scarsa mobilità del corpo e i pensieri prodotti dalla mente? A sentire alcuni filosofi sembrerebbe di sì. Rousseau: “Quando sto fermo riesco a malapena a pensare; bisogna che il mio corpo sia in movimento perché entri in movimento anche il mio spirito. La vista della campagna, il succedersi di scorci gradevoli, l’aria aperta, l’appetito, la salute che acquisto camminando, la libertà dall’osteria, la lontananza da tutto ciò che mi fa sentire la mia dipendenza, che mi porta alla mia situazione, tutto questo libera la mia anima, mi dà più ardimento nel pensare”. Nietzsche: “Star seduti il meno possibile; non fidarsi dei pensieri che non sono nati all’aria aperta e in movimento – che non sono una festa anche per i muscoli. Tutti i pregiudizi vengono dagli intestini. Il sedere di pietra – l’ho già detto una volta – è il vero peccato contro lo spirito santo”. Kierkegaard: “Soprattutto non perdere la voglia di camminare: io, camminando ogni giorno, raggiungo uno stato di benessere e mi lascio alle spalle ogni malanno; i pensieri migliori li ho avuti mentre camminavo e, non conosco pensiero così gravoso da non poter essere lasciato alle spalle con una camminata … ma stando fermi si arriva sempre più vicino a sentirsi malati”.
Il movimento del corpo mette in moto i pensieri. Pensare è l’attività più propria dell’essere umano, è ciò che lo distingue dagli altri animali. Il prodotto del pensare sono le idee che interagendo tra loro contribuiscono a formare la nostra visione del mondo. Idee che sono una sorta di elaborazione finale a partire dalle nostre sensazioni, emozioni, sentimenti, provenienti, a loro volta, sia dalla soggettività (tutto ciò che ha a che fare con le percezioni interne del corpo) che dall’oggettività (le percezioni esterne del corpo). La visione del mondo è la mappa mentale che ci è indispensabile per vivere, da cui dipende lo star bene o star male al mondo. Pertanto, il nostro benessere è strettamente legato all’attività del pensare su cui ha una influenza determinante il camminare.
Il cammino in natura è un forte stimolatore delle percezioni interne (capacità di indagare e muoversi nel proprio mondo interiore) ed esterne (quelle che derivano dai paesaggi che si attraversano, dalle persone che si incontrano nel cammino). Quando, poi, si sottopone il corpo ad una situazione di stress – percorsi lunghi e faticosi, agenti atmosferici avversi, … – i pensieri subiscono una riduzione all’essenzialità, perdono maschere e paludamenti con cui li avvolgiamo e si semplificano nelle percezioni fisiche, nuclei originari dei pensieri. Forse questi “pensieri” non hanno la gustosità dei pensieri belli ed articolati prodotti dalla mente di un corpo non stressato, ma hanno il dono dell’essenzialità, della chiarezza, della fisicità.
Ed allora la nostra visione del mondo si chiarisce, arricchisce, diventa più articolata, profonda grazie ai movimenti di pensieri/idee; si aprono, certamente, scenari nuovi ed alternative mai considerati prima.
(camminare 1 – continua)
Da Alfedena, seguendo la carrozzabile del lago, si supera il bivio che conduce al Lago della Montagna Spaccata e si continua a salire; prima di giungere in prossimità del Rifugio Campitelli, si devia a sinistra per scendere nella piana di Valle Fiorita. Percorsa tutta la valle, appena imboccata la asfaltata per Pizzone, si prende a destra il sentiero M6 che taglia i tornanti dell’asfaltata fino alla fonte Campogliona. Da qui il sentiero procede nel bosco per vari km fin quasi ad incrociare la fine della strada asfaltata delle Mainarde molisane. Infatti prima di giungere alla suddetta strada che scende verso il lago, il sentiero si inoltra in una stretta gola costeggiando il Rio Colle Alto (il percorso è pericoloso perché in alcuni punti il sentiero è franato ed è soggetto a caduta massi; per questo motivo è consigliabile raggiungere il lago camminando sulla strada delle Mainarde). Abbandonato il corso del fiume, il sentiero scende nel bosco fino al lago di Castel San Vincenzo.