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angoscia del divenire

Da Camigliatello (39.34559, 16.46024) a Lorica (39.24917, 16.50712)

Lunghezza del percorso km 27,5; guadagno/perdita in elevazione +649/ –583 metri; quota massima 1.585 metri, quota minima 1.205 metri.

Pernotto e cena: Hotel Ruscello (329 432 6657).

23 ottobre

(A.) Non so se anche voi avete la stessa impressione: più si avanza con l’età e più il tempo passa veloce. Sembra che la giornata scorra con un’accelerazione maggiore rispetto al passato.

(R.) Se dovessi immaginare il tempo con una linea, mi pare che questa linea che era in piano vada aumentando sempre più la sua pendenza facendo scivolare più velocemente tutto ciò che è legato ad essa.

(M.) Io, invece, penso il tempo come uno di quei corsi d’acqua che abbiamo incontrato nel nostro cammino: scorre sempre in una direzione (non torna indietro) e ad un certo punto scorre più velocemente, accelera sempre più il suo corso verso la sua fine.

(A.) Insomma mi pare che tutti e tre ci sentiamo come su un lungo scivolo che aumenta la sua pendenza progressivamente facendoci scendere sempre più velocemente.

(M.) Con l’età acquisiamo più consapevolezza del cruccio principale della nostra esistenza: l’angoscia del divenire. Angoscia perché non riusciamo a trovare una stabilità, un punto fermo a cui aggrapparci, nello scorrere irreversibile del tempo, consapevoli che il punto finale sarà – come dicevamo ieri – la nostra fine.

(R.) Certe volte ho la sensazione che l’angoscia di cui parli sia causata dal fatto che pensiamo troppo al futuro, mentre dovremmo concentraci più sul presente. Come stamattina che abbiamo la tappa più lunga del nostro cammino: “quanti km ancora mancano alla fine?”, “quanto tempo abbiamo ancora da camminare?”, “arriveremo molto tardi a destinazione?”.

(M.) E’ vero, siamo schiavi di un’idea lineare del tempo che abbiamo ereditato dal cristianesimo. Il tempo cristiano è scandito da un passato (caratterizzato dal peccato), da un presente (in cui dobbiamo redimerci), da un futuro (in cui è posta la nostra salvezza). Secondo questa idea, la fase più importante è il futuro, noi viviamo per la salvezza futura. E quindi guardiamo sempre al dopo, come stiamo facendo stamattina nel nostro cammino. In un certo senso è il futuro che dà senso al nostro presente.

(A.) Quindi è come se volessimo curare l’instabilità che avvertiamo nel presente aggrappandoci ad un ipotetico futuro?

(M.) Sì. Forse dovremmo spostare la nostra attenzione dal futuro al presente per trovare quella stabilità che cerchiamo, che poi penso sia un desiderio di eternità.

(R.) Sapete che mi capita di avvertire maggiormente questa sensazione di stabilità soprattutto quando sono a contatto con la Natura. Le splendide montagne del Pollino che abbiamo visto nei giorni scorsi mi comunicano una sensazione di eternità; gli alberi maestosi incontrati sul cammino mi comunicano il senso di un radicamento stabile. Sì, l’albero si trasforma, perde le foglie e poi le riacquista, però ho l’impressione che sia lì da sempre.

(M.) La Natura ci insegna la ciclicità delle stagioni che non ha come modello il tempo lineare di cui parlavamo, ma quello circolare. Se il tempo è inteso come un circolo, possiamo ancora distinguere un passato, un presente ed un futuro?

(A.) Beh mi pare di sì. Se su un cerchio fisso un punto e lo definisco presente, procedendo in senso orario il punto successivo al presente è il futuro, mentre procedendo in senso antiorario il punto precedente al presente è il passato.

(M.) E se dal punto che tu hai indicato come futuro procedi in senso orario, quale punto incontrerai?

(A.) Quello del passato.

(R.) Allora è come se dicessi che il passato è il futuro del futuro; oppure, procedendo nell’altra direzione, potresti anche dire che il futuro è il passato del passato. Insomma la cosa si complica!

(M.) Sì, si complica se pensiamo il tempo come un circolo. Ma forse questa complicazione ci fa capire che ciò che è stabile è solo il presente, l’istante che stiamo vivendo. Forse l’eternità coincide proprio con l’intensità con cui viviamo l’attimo presente.

(precedente – dal Pollino alla Sila 9 – continua)

Si lascia Camigliatello per Via Camigliati. Subito dopo aver incrociato il locale La Stregola si prende uno sterrato a destra che, procedendo tra pascoli e coltivi, porta ad attraversare la ferrovia e subito dopo a passare sotto la E 846 giungendo alla località Croce di Magara. Da qui si cammina su un’asfaltata a bassa intensità di traffico che procede parallela alla E 846 fino a raggiungere il tracciato della Ciclovia dei Parchi della Calabria. Si segue il corso della Ciclovia che passa per San Nicola Silano, il villaggio Silvana Manzio e giunge in prossimità del lago Arvo. Attraversando dei pascoli in discesa ci si immette sulla asfaltata che conduce alla sede del Parco Nazionale della Sila da cui si distacca un sentiero che, procedendo parallelo al lago in un bosco, giunge a Lorica.

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