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esercizi di umanità

Cammino Basiliano: da Terranova di Sibari (39.65808, 16.33994) a San Demetrio Corone (39.57086, 16.35768)

Lunghezza del percorso km 19,8; guadagno/perdita in elevazione +700/ -490 metri; quota massima 545 metri, quota minima 31 metri.

Pernotto: B&B La Giara (347 891 2199). Cena: Ristorante Dante (0984 485774)

19 ottobre

(R.) Avete sentito la notizia del primo trasferimento di migranti da parte dell’Italia nella struttura creata ad hoc in Albania?

(M.) Sì, ma mi pare che la magistratura romana abbia ordinato al governo italiano il rimpatrio perché il trasferimento violerebbe il diritto europeo.

(A.) Comunque al di là di quanto accaduto, il problema della immigrazione è reale e bisogna mettere in atto delle politiche per regolarlo. Penso che ne arrivino troppi e spesso creano fastidi alla popolazione sia per i loro comportamenti delinquenziali ma anche per un modo di vivere aduso all’assistenza e quindi scarsamente motivato ad impegnarsi nel lavoro.

(M.) E’ vero che una fetta di migranti potrebbero essere quelli più scaltri, quelli maggiormente disposti a delinquere e che spesso finiscono per diventare manodopera della criminalità, ma ce n’è una buona parte che viene qui per migliorare la propria condizione e che, probabilmente, se trovasse delle serie politiche di accoglienza ed integrazione darebbe un contributo importante alla crescita della nostra società.

(A.) Appunto, in assenza di politiche serie che regolino il flusso dei migranti, molti di questi diventano merce per il caporalato e per la criminalità, contribuendo ad alimentare quel clima di insicurezza che circola tra la gente. E questo è un problema che l’Italia non può affrontare da sola, deve esserci un intervento dell’Europa.

(M.) E’ vero, mancando una politica organica europea di accoglienza ed integrazione, molti migranti – lasciati allo sbaraglio – diventano elementi di disturbo per i cittadini normali; ma bisogna anche dire che questi cittadini sono gli stessi che, ipocritamente, chiudono gli occhi sullo sfruttamento a cui sono soggetti da parte di connazionali italiani: solo per fare un esempio pensa al caporalato che li sfrutta sul lavoro o all’ingordigia di tanti altri che fanno affari affittando loro locali fatiscenti.

(R.) La questione è complessa. Ma come se ne esce?

(M.) Credo che ogni seria politica debba partire da considerazioni basilari. Le prime di ordine storico: è un dato di fatto che il Nord ricco del mondo negli ultimi secoli abbia stabilito delle relazioni col Sud povero che sono sostanzialmente di sfruttamento delle loro ricchezze; un processo di sfruttamento che ha impoverito le popolazioni locali costrette così a migrare per sopravvivere. A queste si aggiungano considerazioni di ordine socio-politico: il fenomeno migratorio dal Sud povero al Nord ricco del mondo è un fenomeno irreversibile e di massa; usando nei suoi confronti solo la leva del respingimento lo si può solo attenuare, non eliminarlo.

(R.) E quindi?

(M.) Quindi si dovrebbe agire su due leve: contribuire a sviluppare condizioni di vita e lavorative migliori nei Paesi di provenienza in modo da scoraggiare l’emigrazione ed attuare serie politiche europee di accoglienza ed integrazione per chi migra nei nostri Paesi.

(R.) Teoricamente sembra che le soluzioni che prospetti possano funzionare.

(M.) C’è un’ultima considerazione che attiene al livello personale. Noi siamo animati da due tendenze: l’istinto di sopravvivenza che ci induce a chiudere (la difesa dei confini, le politiche di respingimento), e l’umana pietà che ci induce ad aprirci (la naturale compassione che proviamo per chi soffre ed ha bisogno d’aiuto). Dobbiamo sempre fare in modo che la prima tendenza non prenda il sopravvento sulla seconda.

(R.) Condivido pienamente la tua ultima considerazione: non dobbiamo mai dimenticare la sacralità della vita, di ogni vita.

(M.) Il filosofo Kant sosteneva che l’uomo non può mai esser usato come mezzo, ma è sempre e solo un fine.

(A.) Ho scoperto che la nostra meta di oggi, San Demetrio Corone, è un paese arbereshe come tanti altri nella provincia di Cosenza, come Civita da cui siamo passati l’altro giorno. E proprio a Civita visitando il Museo etnografico sono venuto a conoscenza di una storia interessante che forse avrebbe qualcosa da insegnarci.

(M.) Qual è questa storia?

(A.) Nel ‘500 dopo la sconfitta nei Balcani ad opera dei Turchi, Skandeberg riparò in Italia meridionale col seguito delle sue truppe. Il re di Napoli che li aveva accolti nella capitale del Regno offrì loro di ripopolare alcuni centri disabitati della provincia cosentina assegnando loro delle terre. Questi paesi ancora oggi conservano le tradizioni dei loro padri, fieri della cultura di provenienza. Un bell’esempio di accoglienza ed integrazione.

(M.) E a questo ne aggiungo un altro. Ho scoperto che nell’800 al nome del paese che ci sta ospitando – San Demetrio – venne aggiunta la parola Corone per omaggiare il paese greco di provenienza – Corone nel Peloponneso – di una forte immigrazione avvenuta in quel periodo.

(precedente – dal Pollino alla Sila 5 – continua)

Si scende da Terranova di Sibari su asfaltata verso la valle del Crati. Raggiunto il fondovalle ci si immette sulla SP 252 che si abbandona dopo circa 2km per prendere un’asfaltata a destra a bassa intensità di traffico. Nei primi km la strada procede in costante salita; poi con una serie di saliscendi raggiunge dopo circa 12 km San Demetrio Corone.

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