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2025
13 aprile una celebrazione laica della pasqua
Domenica prossima è la Domenica delle Palme, inizio della settimana più importante per i cristiani culminante nella celebrazione della Pasqua, ovvero del mistero della morte e resurrezione di Gesù Cristo.
La dinamica morte/vita – a cui si aggancia la celebrazione cristiana – è una fondamentale esperienza umana e pertanto supera ogni tentativo di chiusura in una esclusività religiosa o chiesastica.
Anzi, ancor prima di umana, costituisce la legge stessa della Natura: tutto ciò che nasce è destinato a perire; la sua vicenda si svolge interamente in un eterno alternarsi di morte e vita delle cose: si deve morire per produrre nuova vita. Morte e vita vanno a braccetto per garantire l’eternità delle cose.
L’esperienza del dolore, della morte, della vita accompagna ogni individuo nel corso della sua esistenza al di là dell’appartenenza ad una fede o ad una chiesa. L’uomo spaventato dal pensiero della fine cerca la salvezza nell’immaginare realtà extramondane dove la sua vita continuerà a dispetto della morte che ha colpito il suo corpo, o si affida al delirio di onnipotenza di una tecnica che già parla di resurrezione dal freddo.
L’uomo rifiuta la sua finitudine. Eppure è grazie a lei che è umano; debole giunco – come lo definiva Pascal -, ma pensante. E’ propria la consapevolezza di essere finito a fare la grandezza di questo essere mortale.
Ed allora, se è tale consapevolezza a renderci umani, non dovremmo assumerla al posto di esorcizzarla con la religione e la tecnica? Non è forse proprio a partire dalla consapevolezza della contingenza e finitezza della vita che questa diventa un valore assoluto? Che quel tempo breve dell’unica vita che abbiamo, quegli attimi irripetibili che la compongono, debbano essere vissuti tutti intensamente proprio perché siamo consapevoli della loro finitezza?
Rifletteremo su queste dinamiche durante la nostra esperienza; sarà una sorta di celebrazione laica della Pasqua, aperta a chiunque voglia riflettere sul mistero della propria esistenza.
“la natura ricrea una cosa dall’altra / ogni cosa nasce dalla morte di un’altra” (Lucrezio, De rerum natura)
Informazioni utili
Luogo di ritrovo: giardini prospicienti l’ingresso del Mercato Rionale di Via De Gasperi a San Severo (coord. gps 41.693318, 15.372258)
Cosa portare: E’ consigliabile dotarsi di uno sgabello portatile facile da trasportare a tracolla o nello zaino (tipo questo) per partecipare comodamente al dialogo
Per chi non vuole o non può camminare: può raggiungere il Boschetto in auto tenendo presente che saremo lì per le 10,00. Queste le coordinate gps del luogo: 41.716124, 15.348872
1 Comment
Purtroppo per una serie di imprevisti questa bella esperienza è saltata.
Mi sarebbe piaciuto un confronto a più voci su una visione laica della Pasqua, nel senso di sottrarre questo evento ad una connotazione strettamente religiosa – la celebrazione della morte e resurrezione di Gesù Cristo -, interpretandola come l’enigma che percorre la nostra esperienza umana.
Qual è la nostra esperienza del dolore? In che senso il dolore richiama la nostra morte? In che modo possiamo convivere col dolore?
La morte deve essere accettata come una fattualità nel senso che siamo necessariamente destinati a finire: ma la morte provocata da esseri umani ad altri esseri umani deve essere anch’essa accettata come una fatalità obbligata?
Che dire delle manovre che l’individuo mette in atto per opporsi al suo destino di finire come quella di immaginare la continuazione della vita al di là della fattualità della morte?
In questo tentativo si colloca la vicenda della morte e resurrezione di Gesù così come interpretata dalla Chiesa. Ma come intendere la “resurrezione” di Gesù? Un resoconto storico-fattuale nel senso che realmente il suo corpo sia resuscitato dopo essere stato ammazzato? Un contemporaneo potrà mai accettare una tale concezione fisica o materiale della resurrezione? Non è una nozione insopportabile per la ragione?
La Chiesa non dovrebbe superare una interpretazione letterale del testo biblico e, quindi, non considerare la resurrezione del corpo morto di Gesù come un fatto fondamentale della fede?
Esistono dei modi più consoni alla sensibilità ed intelligenza per intendere la contemporaneità (e quindi il fatto che sia sentito ancora “vivo”) di Gesù?
In che senso il messaggio della vittoria della vita sulla morte, racchiuso nella vicenda di Gesù, ha qualcosa da dire ancora oggi che viviamo nei contesti terribili delle morti provocate da esseri umani ad altri esseri umani (guerre, violenze, ingiustizie, …)?
Credo che questi interrogativi ci potrebbero aiutare ad andare oltre quei riti superficiali e ripetitivi che ogni anno replichiamo in occasione della Pasqua.