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prigionieri di una caverna?

20 febbraio camminata filosofica: il bisogno di andare oltre

Platone ne La Repubblica descrive una strana scena. Un gruppo di persone sono sedute in una caverna ma incatenate: possono guardare solo verso il fondo. Su questo fondo vedono delle ombre: sono quelle degli oggetti portati da uomini alle loro spalle e poiché non possono volgere il capo all’indietro, credono che quelle ombre siano il mondo reale.

E’ la metafora della nostra condizione: siamo rinchiusi in una concezione limitata del mondo e crediamo che quella sia l’unica realtà. Ma ad un certo punto un prigioniero si libera dalle catene e riesce a volgere lo sguardo all’indietro: vede ora gli oggetti di cui prima percepiva solo le ombre; rimane affascinato dalla luce che è dietro gli oggetti e procede verso di essa. Il nostro mondo è di solito limitato ad una caverna, una routine comoda, superficiale. Siamo generalmente in pensiero per il nostro reddito e per lo shopping, di ingraziarci il capo, di competere socialmente, di desiderare qualche bene di consumo … riempendo i ritagli di tempi azionando i tasti del nostro cellulare. Gli orizzonti della vita sono più vasti di quanto comunemente pensiamo.

Leggeremo e commenteremo insieme questo potente mito platonico nello scenario di una delle grotte più belle del Gargano, Grotta Grande, che raggiungeremo dopo un facile percorso a piedi.

” … non stupirti che chi è giunto fino a quest’altezza non voglia occuparsi delle cose umane, ma che la sua anima sia continuamente stimolata a vivere in alto …” (Platone, Repubblica, libro VII)

  • Posti disponibili: 20
  • Quando: sabato 20 febbraio 2021
  • Tipologia di pratica filosofica: camminata filosofica
  • Contributo minimo richiesto: 10 euro (organizzazione, guida ambientale escursionistica, materiali)
  • Termine per le prenotazioni: 18 febbraio 2021
  • Modalità di prenotazione: con messaggio whatsapp, messenger, mail

Programma

  • ore 9,15 ritrovo presso il luogo convenuto a San Giovanni Rotondo
  • ore 9,30 inizio camminata filosofica (percorso facile con livello di difficoltà basso)
  • ore 13,00 fine della camminata e rientro.

Informazioni utili

Come arrivare al luogo di ritrovo: San Giovanni Rotondo, piazza/rotonda segnata dall’incrocio di Via Foggia con la SP 45bis (coordinate gps 41.696972, 15.733223). Per chi parte da San Severo appuntamento alle ore 8,30 presso il distributore di benzina sulla via per San Marco in Lamis a 250 metri dall’ingresso principale del cimitero

Cosa portare: scarpe da trekking (in alternativa scarpe comode con una buona suola grippata), abbigliamento comodo per camminare, zaino, k-way, felpa. Si raccomanda di dotarsi di uno sgabello portatile (facile da trasportare a tracolla o nello zaino) per le attività filosofiche che richiedono una posizione comoda: sgabello a tre gambe oppure sgabello pieghevole.

2 Comments

  1. Antonio Altilia ha detto:

    vorrei dire che l’immanenza è ciò che parte di una realtà che l’uomo vive, il luogo dell’esistenza che egli abita ed è un concetto metafisico e pur incarnando un aspetto della realtà esistente attiene comunque a quella parte di categorie assolute che allo stesso tempo trascendono il mondo fisico.(è forse una qualità dell’esistente). La trascendenza ha piuttosto a che fare con pertinenze divine ossia che vanno oltre la realtà percepita dall’uomo,come il divino ,il sacro o il regno delle idee platoniche. Mi pare di poter affermare che sono due concetti opposti ma entrambi applicabili ai diversi mondi che l’uomo si dà la pena di attraversare , ma la loro qualità è definita da un confine , un limite che allo stesso tempo potrebbe rappresentare la cerniera ,il territorio di incontro tra categorie senza le quali non saremmo nemmeno ciò che siamo, scintille divine precipitate in una realtà di esistenza.

  2. michele de pasquale ha detto:

    Mi sembra che Antonio ponga l’attenzione sul punto d’incontro tra immanenza e trascendenza, o meglio su quella esperienza che pur sviluppandosi nell’immanenza si apre alla trascendenza (“pur incarnando un aspetto della realtà esistente attiene comunque a quella parte di categorie assolute che allo stesso tempo trascendono il mondo fisico”). E’ quel terreno che a voler prendere in prestito le parole di Jaspers possiamo definire della trascendenza immanente, uno spazio che non si risolve, isolandosi, nell’immanenza ma che mantiene una polarità con la trascendenza. Per muoversi in questo spazio occorre una fede filosofica, per la quale gli oggetti non sono semplicemente da definire, analizzare, controllare, ma rinviano sempre ad un’ulteriorità. Una fede filosofica si protende verso la sapienza (sophìa) ma non la possiede. E’ questo l’unico atteggiamento in grado di dischiudere il senso delle “cifre” jaspersiane, ovvero quelle tracce lasciate dalla trascendenza nella nostra esperienza, l’annuncio dell’ulteriorità presente nelle situazioni-limite.

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