18 dicembre lezione on line di filosofia antica
Se il mio corpo dovesse presentare dei sintomi che non si sono mai manifestati (dolori insoliti, disturbi inspiegabili, …), avvertirò subito una preoccupazione che con il perdurare del malessere potrebbe trasformarsi addirittura in panico. Finché non conoscerò la causa dei disturbi, vivrò in preda ad uno stato di agitazione. Solo nel momento in cui, compiuti accertamenti medici, avrò una diagnosi chiara, il mio spirito si tranquillizzerà.
E’ la storia della nascita della filosofia. L’uomo fin dall’inizio ha provato un’angoscia per l’imprevedibilità del futuro, ma anche perché constatava che la sua esistenza era inserita nel flusso del divenire, proiettata irrimediabilmente verso il nulla. Ignorando le leggi di funzionamento del mondo non poteva esercitare nessuna capacità previsionale; immerso nel flusso, cercava un appiglio per salvarsi dal corso inarrestabile ed irreversibile del fiume dell’esistenza.
Trovare il principio (arché) da cui provenissero tutte le cose (percepite come diverse e mutevoli dalla nostra esperienza) e a cui ritornassero, avrebbe già costituito una spiegazione dei meccanismi della natura (physis) in grado di farci sentire un po’ più padroni della nostra vita. Individuare quell’elemento (stoichéion) che accomunasse tutte le cose al di là della loro diversità, ci avrebbe fornito una spiegazione dell’unità del mondo nonostante la molteplicità sperimentata. Insomma cominciano quei tentativi di produrre un sapere certo, assoluto, indubitabile a cui poterci appigliare che verrà contraddistinto con termini come verità (alétheia), scienza (epistéme), legge (lògos), sapere (sophìa).
Eschilo affermava che il sapere umano – la filosofia – ha potenza sul dolore perchè, conoscendo il senso del Tutto, diventa previsione che dissipa la imprevedibilità del futuro e rende sopportabile il dolore.
Indagheremo il pensiero aurorale della filosofia seguendo le riflessioni di Anassimandro, Eraclito e Parmenide, quando l’essere non è ancora inteso alla stregua di un ente a disposizione dell’uomo, ma come l’Uno tutto accogliente ed avvolgente nei confronti del quale l’atteggiamento più consono è quello dell’ascolto e dell’abbandono.
“Principio di tutte le cose è l’àpeiron che comprende in sé tutte le cose e a tutte le cose è guida. Immortale e imperituro. Da dove infatti gli esseri hanno l’origine lì hanno anche la distruzione secondo necessità: poiché essi pagano l’uno all’altro la pena e l’espiazione dell’ingiustizia secondo l’ordine del tempo” (Anassimandro, frammento B1)
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