22 marzo lezione on line di filosofia contemporanea
Pensare alla scelta giusta in una società sempre più complessa come la nostra, è difficile. In un mondo in cui la tecnologia ha assunto un potere enorme, le cui conseguenze potrebbero essere devastanti per l’umanità, la questione della decisione etica è inderogabile. Non è possibile assecondare passivamente l’idea che tutto ciò che provenga dalle conquiste della tecnica sia buono di per sé e pertanto vada accolto acriticamente. Se poi consideriamo che lo sviluppo tecnologico si intreccia sempre con grandi interessi economici, dobbiamo perlomeno sospettare che la bontà e utilità dichiarate delle produzioni tecniche siano quanto meno forzate dalle esigenze del profitto economico. E’ perciò quanto mai urgente l’obbligo di vagliare criticamente le celebrazioni della tecnica per poter esprimere su di esse un giudizio ponderato e assumere la decisione giusta.
Fino a che punto il profitto economico, la stabilità di un lavoro devono essere perseguiti se ciò comporta un danno per l’ambiente e per la salute degli individui? Fino a che punto le manipolazioni genetiche – di cui spesso si ignorano gli effetti futuri – possono costituire un valido ausilio per il progresso dell’umanità? Le morali tradizionali che mantengono un’ottica antropocentrica (ovvero si soffermano esclusivamente sull’uomo) e non cosmica, che guardano solo all’effetto delle azioni sul presente senza avere una prospettiva di futuro, costituiscono ancora degli strumenti sufficienti per orientarsi e per decidere in una società della tecnologia avanzata come la nostra?
La realtà dei fatti ci induce a riflettere su un nuovo concetto di responsabilità che tenga conto non solo del mondo degli uomini ma anche di quello extraumano e delle generazioni future: dobbiamo metterci nella prospettiva di prevedere gli influssi che le nostre azioni potranno avere sulle sorti future dell’umanità e del pianeta. Se continuiamo a consumare energia e a inquinare il pianeta con gli attuali ritmi, che destino riserveremo ai nostri figli e nipoti?
Ci aiuterà in questo percorso la riflessione su alcuni brani tratti dal saggio del filosofo tedesco Hans Jonas, Il principio responsabilità, un’etica per la civiltà tecnologica.
“La responsabilità è la cura per un altro essere quando venga riconosciuta come dovere, diventando ‘apprensione’ nel caso in cui venga minacciata la vulnerabilità di quell’essere” (Jonas, Il principio responsabilità, VI)
Informazioni utili
A seguito della prenotazione (obbligatoria) il richiedente riceverà una mail con tutti i dettagli tecnici per partecipare. All’atto della prenotazione è necessario comunicare il proprio indirizzo mail con dominio gmail.
2 Comments
Che l’etica – aggiungerei ormai – debba risolversi nella politica ritengo sia un passo fondamentale e inevitabile oggigiorno. L’uomo è divenuto tristemente vittima del progresso tecnico-scientifico. Non si dà più peso al concetto per cui bisogna produrre per migliorare la qualità di vita all’interno di un ambiente naturale perfettamente già autoregolato, ma si produce per funzionare: l’attenzione ormai è completamente spostata sul funzionamento delle produzioni e non su come esse possano aiutare il singolo o la comunità. E questo ritengo sia un processo senza sosta: il progresso evolverà con tutte le sue conseguenze. Sembra quasi che il pericolo che questo porti neanche intimorisca l’uomo: effettivamente produce senza preoccuparsi troppo di capire se sia in grado o meno di gestire queste produzioni, senza preoccuparsi troppo di capire se queste opere dannegino o meno l’ecosistema e l’ambiente dove vive. Se a questo poi si aggiunge il naturale istinto di sopraffazione dell’uno sull’altro, il meccanismo tecnico-scientifico non può che finire con la rovina dell’uomo. Urge quindi, più che mai, un’etica, un’educazione, che debba essere diffusa al fine di ricordare all’uomo quello che sta facendo, che debba riportare l’uomo al dominio della tecnica e non viceversa, che insegni il senso di responsabilità e di salvaguardia al fine di proteggere sé stessi, l’altro, l’ambiente, la specie. A partire dalla vita di tutti i giorni, bisogna costruire un futuro per tutti.
Francesco dice che oggi più che mai è necessaria un’etica. Non un’etica individuale, ma un’etica politica. Ma affinché le nostre scelte vadano oltre la testimonianza personale per coinvolgere la polìs, è indispensabile affrontare la questione della fondazione di una tale etica. Ovvero trovare argomentazioni “forti” che rendano necessaria una tale etica. Ma è possibile una “fondazione” in uno scenario tecnico – come quello in cui siamo inseriti – dove non esiste meta o senso ultimo e tutta l’attenzione – come dice Francesco – è spostata sul solo “funzionamento”? Un sistema – come l’apparato tecnico-economico – ha un solo imperativo: funzionare; senza chiedersi in vista di che o forse è il caso di dire in vista di un solo fine: funzionare. Bene, in questo scenario perdono di stabilità tutti i principi e possiamo ben parlare di uno spaesamento dell’etica perchè il fare tecnico sopravanza la capacità di comprensione e controllo da parte dell’uomo. E’ allora in questo contesto che va pensata una nuova etica per questa società tecnologica. E sarà un’etica che non potrà avere i caratteri di stabilità delle etiche tradizionali, ma sarà un’etica del viandante come la definisce il filosofo Galimberti. Un’etica che volta per volta decide, ispirandosi alla prudenza e tenendo sempre presente l’antica virtù greca di non oltrepassare il limite.