tutti i venerdì del mese di aprile lettura comune di un piccolo brano filosofico
Un piccolo brano con un piccolo gruppo in un piccolo tempo. Ogni venerdì pomeriggio del mese di aprile leggeremo insieme un testo filosofico a partire dalla nostra profondità interiore.
venerdì 2 aprile 2021
Karl Jaspers (1883-1969) è stato un filosofo e psichiatra, uno dei massimi esponenti della filosofia del ‘900 e uno dei fondatori della psicologia esistenzialista. Dopo aver conseguito la laurea in medicina, ha iniziato a lavorare in un ospedale psichiatrico di Heidelberg in Germania. All’età di 30 anni si unì al dipartimento di filosofia, e poco dopo passò dalla psicologia alla filosofia. A causa della moglie ebrea fu perseguitato dai nazisti. Dopo la guerra si trasferì con sua moglie in Svizzera. Il seguente testo dove riflette sulla condotta filosofica della vita, è tratto dalla sua Introduzione alla filosofia.
“ Dopo che l’uomo si è orientato sul sicuro terreno della terraferma (nell’ esperienza realistica, nelle singole scienze, nelle dottrine delle categorie e del metodo) e, ai limiti di questo territorio, ha percorso il mondo delle idee nei suoi sicuri cammini, giunge infine alla riva dell’oceano, volteggiando come una farfalla; vola sull’acqua per un certo tratto, cerca con l’occhio una barca su cui compiere l’avventuroso viaggio che lo porti alla scoperta dell’ Uno, che è presente alla sua esistenza come trascendenza. Volgere l’occhio alla barca (il metodo del pensiero filosofico e della condotta filosofica della vita), che vede ma non può possedere in modo definitivo; così si sforza, e dà forse luogo ai più meravigliosi slanci estatici.
Noi siamo questa farfalla, e siamo perduti se smarriamo l’orientamento sulla terraferma. Ma non ci sentiamo appagati, se restiamo su di essa. Per questo il nostro svolazzare è così insicuro e forse ridicolo per quanti stanno saldamente a loro agio sulla terraferma, o comprensibile soltanto a coloro che conoscono l’inquietudine. Per questi il mondo è nient’altro che il punto di partenza per quel volo da cui tutto dipende, che ognuno deve decidere in proprio e arrischiare in società, e che, come tale non può mai divenire oggetto di una vera e propria dottrina.” (K.Jaspers, Introduzione alla filosofia, 1971)
venerdì 9 aprile 2021
Blaise Pascal (1623-1662) è stato un filosofo francese, nonché scienziato e matematico. Ha contribuito alla fondazione della teoria della probabilità e ai principi dell’idraulica; ha condotto importanti esperimenti scientifici oltre ad essere stato autore di invenzioni in settori come l’idraulica e la meccanica. Nel 1654 ebbe una profonda esperienza religiosa, come annotò nei suoi appunti, che lo influenzò profondamente e rafforzò le sue convinzioni religiose. Morì all’età di 39 anni per una malattia sconosciuta. Dopo la sua morte venne pubblicata una raccolta di suoi pensieri che ancora oggi costituisce uno dei più importanti testi filosofici di riferimento.
“ 335. […] Io non so chi mi ha messo al mondo, né che cos’è il mondo, né che cosa sia io stesso; mi trovo in una ignoranza terribile su tutte le cose; non so cosa sia il mio corpo, che cosa i miei sensi, che cosa la mia anima e questa stessa parte di me che pensa quello che sto dicendo, che riflette su tutto e su se stessa, e non conosce se stessa così come non conosce le altre cose.
Vedo quegli spaventosi spazi dell’universo che mi racchiudono, mi trovo confinato in un angolo di questa vasta distesa, senza sapere perché sono posto in questo luogo piuttosto che in un altro, né perché questo poco di tempo che mi è stato dato da vivere mi è stato fissato in questo momento piuttosto che in un altro di tutta l’eternità che mi ha preceduto e di tutta quella che mi seguirà. Vedo da ogni parte solo infinità che mi racchiudono come un atomo e come un’ombra che dura solo un istante senza ritorno. Tutto ciò che so è che devo presto morire, ma quello che più ignoro è questa stessa morte che non saprei evitare.” (B. Pascal, Pensieri, 1669)
venerdì 16 aprile 2021
Erich Fromm (1900-1980) è stato uno psichiatra e filosofo di origine tedesca. Dopo l’avvento dei nazisti fu costretto a lasciare la Germania per gli Stati Uniti. Ha pubblicato molti libri che hanno affrontato questioni fondamentali dell’individuo e della società. Nell’Arte di amare, uno dei libri più popolari dell’autore, egli distingue tra vero amore e forme distorte di amore affermando come il primo sia merce rara nella nostra società contemporanea. Nel vero amore superiamo il nostro fondamentale isolamento, trascendiamo i nostri confini e ci connettiamo con il mondo e con la vita. Esso è molto diverso dal falso amore, incentrato su se stessi, sui bisogni e sull’interesse personali. Poiché l’amore è un atteggiamento attivo, è un’arte che può essere appresa e coltivata.
“ L’amore maturo è unione a condizione di preservare la propria integrità, la propria individualità. L’amore è un potere attivo dell’uomo; un potere che annulla le pareti che lo separano dai suoi simili, che gli fa superare il senso d’isolamento e di separazione, e tuttavia gli permette di essere se stesso e di conservare la propria integrità. Sembra un paradosso, ma nell’amore due esseri diventano uno, e tuttavia restano due. […]
L’amore è un sentimento attivo, non passivo; è una conquista, non una resa. Il suo carattere attivo può essere sintetizzato nel concetto che amore è soprattutto “dare” e non ricevere. […]
Amore è penetrazione attiva dell’altra persona, nella quale il mio desiderio di conoscere è placato dall’unione. Nell’atto della fusione io la conosco, conosco me stesso, conosco tutti, e non conosco niente. Conosco nell’unica maniera possibile per l’uomo: attraverso l’esperienza dell’unione, non attraverso l’esperienza del pensiero.” (E. Fromm, L’arte di amare, 1956)
venerdì 23 aprile 2021
Martin Buber (1878-1965), filosofo ebreo israeliano, è noto soprattutto per la sua filosofia dialogica, che intende gli esseri umani in termini di relazioni reciproche. Gli esseri umani non sono atomi che stanno in piedi da soli; un essere umano è una persona in rapporto. I rapporti vengono prima di tutto: con gli altri, con gli animali e le piante, con le idee e le opere d’arte, con Dio. Egli distingue tra due tipi fondamentali di rapporti: Io-Esso e Io-Tu. Nel rapporto Io-Esso, l’altro è un oggetto per me (oggetto di pensiero, oggetto di interesse, oggetto di esperienza, di manipolazione, di pietà, ecc.). Al contrario, nella relazione Io-Tu, l’altro è per me un Tu: sono in sintonia con lui – pienamente, con tutto il mio essere, senza oggettivazioni o confini. Essendo definito dalle sue relazioni, l’Io è diverso quando è nella relazione Io-Tu e quando è nel rapporto Io-Esso.
” L’atteggiamento di un uomo è duplice secondo due parole che egli può pronunciare. Le parole fondamentali non sono parole singole, ma parole in coppia. Una parola fondamentale è Io-Tu. L’altra parola fondamentale è Io-Esso. Ma questa parola fondamentale non cambia quando Esso è una persona, un lui o una lei. Pertanto, l’io dell’uomo è anche duplice. Perché l’Io di Io-Tu è diverso dall’Io di Io-Esso.[…]
Io percepisco qualcosa. Io sento qualcosa. Io immagino qualcosa. Io voglio qualcosa. Io sento qualcosa. Io penso qualcosa. […..] Tutto questo è il fondamento del regno di Esso. Ma il regno del Tu ha un altro fondamento. Chiunque dica Tu, non ha qualcosa come suo oggetto. Perché dove c’è “qualcosa” c’è anche un altro qualcosa. Ogni Esso confina con un altro Esso. L’Esso è tale, solo in quanto confina con un altro Esso. Ma dove c’è Tu, non c’è qualcosa. Tu non ha confini. Chiunque dica Tu non ha qualcosa. Non ha niente. Ma è in relazione. […]
Non sperimento la persona che chiamo Tu. Ma io sono in relazione con lui, nella parola sacra e fondamentale del Tu. Solo quando esco da questo, lo vivo di nuovo. L’esperienza è una distanza dal Tu. […] Senza Esso, un essere umano non può vivere. Ma chi vive solo con Esso non è umano.” (M.Buber, Io e Tu, 1959)
Informazioni utili
A seguito della prenotazione (obbligatoria) il richiedente riceverà il venerdì mattina un messaggio whatsapp con il link per collegarsi (la prenotazione va ripetuta per ogni appuntamento)
1 Comment
Dopo aver riletto più volte il testo e anche in base alle mie conoscenze scolastiche, queste sono le mie considerazioni a riguardo:
Innanzitutto ho accostato il pensiero di Jaspers a quello di Pascal: seppur spirito di geometria e spirito di finezza siano due cose completamente opposte, abbiamo bisogno di entrambi per scoprire i segreti più nascosti dell’esistenza. Infatti in questo brano Jaspers vuole sì distaccarsi dalla terraferma e quindi da tutte quelle conoscenze razionali, ma se non ci fosse stato il limite della scienza, dell’esperienza, non sarebbe mai partito in viaggio per una conoscenza maggiore, che però anch’essa non è finita per cui non può possedere in modo definitivo.
Inoltre quando dice che “il mondo è nient’altro che il punto di partenza per quel volo da cui tutto dipende, che ognuno deve decidere in proprio e arrischiare in società, e che, come tale non può mai divenire oggetto di una vera e propria dottrina” mi ricorda un po’ la scommessa su Dio fatta da Pascal, solo che in questo caso la posta in gioco non è la salvezza intesa in senso religioso ma più una salvezza spirituale, da quella che è la tendenza materialistica dell’uomo limitante ai fini del sapere.
Per quanto riguarda le interpretazioni fatte più “a cuore aperto” ce ne sono diverse. Come già detto la farfalla potrebbe essere simbolo della libertà: la conoscenza rende liberi e grazie ad essa si spicca quel volo infinito ossia quella tendenza a voler conoscere sempre di più e infatti, solo per chi conosce, questo viaggio ha senso; per chi invece crede già di sapere tutto, è patetico nonché inutile.
Infine ho trovato una interpretazione più simbolica e profonda (anche in base a quello che ha passato) che sarebbe l’accostare a queste persone che cercano la libertà, stavolta intesa non solo come libertà di pensiero ma come libertà d’essere, le persone prese di mira durante le guerre mondiali e alle persone che “restano sulla terraferma”, i persecutori. Magari alla lunga si può pensare anche che la farfalla che spicca il volo è simbolo dei fenomeni migratori di quel periodo appunto. E quindi c’è un messaggio di fondo che la tirannia, la disuguaglianza, è dovuta al non agire con saggezza, ma impulsivamente. Ricordando che sono sempre le persone più illuminate a tendere la mano verso quelli che “stanno saldamente a loro agio sulla terraferma” e mai viceversa.